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.Tu potresti dipingere qualsiasi cosa, ma che fai? Ragazzine in case stregate.Il fatto è che tu le fai perché si vendono.».«Non è vero, Clementine, e tu lo sai».«Le fai perché hai un pubblico e vuoi che ti rimanga affezionato.Non parlarmi di verità, Jeremy.La verità non ha niente a che vedere con questo».«Non è così.Ti sto dicendo che la gente ci ama di più se siamo veri», dissi, raccogliendo davvero tutte le mie forze.«Questa è la mia tesi.I divi adesso scodellano nei libri le miserie dei loro intrighi amorosi, e il pubblico li divora perché sono autentici».«No, figliolo, no», disse lui.«Loro scodellano l'oscenità di alcuni intrighi, e tu sai di che sto parlando».Per un attimo ci fu un silenzio di tomba.Poi lui rise di nuovo, premendomi leggermente la mano sulla spalla.Capii che era un invito a parlare con toni meno accesi.«Andiamo, Walker.».Ma non potevo lasciar andare.Mi tormentava troppo, lui che al pranzo scintillava con tutte quelle storie e nessuna era nel libro.E io, che cavolo avevo detto a quel reporter due sere prima al pranzo promozionale? Che avevo scritto Cercando Bettina perché il pubblico lo voleva? Ne ero proprio convinto? Il piccolo lapsus era destinato a perseguitarmi, e forse me lo meritavo pure.Era un problema di reale importanza, qualcosa di dannatamente cruciale per la mia vita.Ma io ero forse un po' troppo ubriaco e stanco per afferrarlo veramente.«Non so che c'è in me di sbagliato stasera.Non so», dissi.«Ma ti dico che se tu avessi messo in quel libro tutto quello che sai, l'avrebbero amato di più, ne avrebbero ricavato un film».«Ne ricaveranno lo stesso un film, Jer», replicò lui con la risata più fragorosa.«Abbiamo due validissime offerte».«Benissimo», dissi.«Il denaro è il criterio fondamentale, che stronzata.Vuoi che non lo sappia! Un giorno o l'altro lo dipingerò!».«E venderai anche la tua piccola Angelica Come-si-chiama per dei film, non è così? Ma ascolta, figliolo; ti hanno definito un genio per il libro Cercando Bettina.L'ho visto in una vetrina del centro.Il centro.Non in qualche libreria per bambini.Sei un genio, Jeremy.Devo ammetterlo.L'ho letto sul Time».«Che vada a farsi fottere.C'è qualcosa di sbagliato, Alex.Di sbagliato in me e quella è la ragione per cui sto litigando con te.Qualcosa di veramente sbagliato».«Ah, Jeremy, dai, tu e io, siamo tutt'e due in gamba», disse lui con voce strascicata.«Siamo sempre stati in gamba.Tu ce l'hai fatta con i ragazzini, e se e quando scriverai la tua autobiografia, dirai bugie per loro e tu lo sai».«Non è colpa mia se i miei libri sono sani e dolci.È la carta che mi è toccata, per Dio.Non ti scegli le tue ossessioni, quando sei un artista, dannazione!».«Va be', va be'!», disse lui.«Ma aspetta un minuto, signorino.Permetti che ti faccia un bell'esempio del perché non posso raccontare storie vere.Vuoi che io dica a tutti che quando tua madre stava morendo, fosti tu a scrivere per lei i due ultimi romanzi?».Non risposi.Fu come se mi avesse colpito alla testa.C'eravamo fermati al semaforo tra Van Ness e California e l'incrocio non trafficato era assolutamente tranquillo.Sapevo di avere uno sguardo truce mentre guardavo la strada, sicuramente truce, ma non riuscivo a guardare lui.«Non sapevi che io conoscevo quella storia, è così?», domandò lui.«Che in realtà hai scritto tu ogni parola di Saint Charles Avenue e di Martedì grasso di sangue?».Misi la prima e dopo una svolta vietata a sinistra imboccai la California.Alex era probabilmente l'amico più stretto che avessi al mondo, e no, non sapevo che condividesse quel vecchio segreto.«Te l'hanno detto gli editori?», domandai.Erano stati anche gli editori di mia madre: venticinque anni prima.Ma i curatori di quei libri ora erano tutti scomparsi.«Non me ne hai mai parlato», continuò Alex, ignorando la mia domanda.«Mai.Ma scrivesti tu i suoi ultimi due libri perché lei era molto malata e troppo sofferente per poterlo fare.E i critici dissero che quelle erano le sue opere migliori.E tu non ne hai mai parlato con nessuno».«Ma erano i suoi abbozzi, i suoi personaggi», dissi.«Col cazzo», disse lui.«Le leggevo man mano i capitoli.Lei supervisionò ogni cosa».«Oh sì, certo, e si preoccupava di non lasciare sulle tue spalle tutte quelle spese mediche».«Questo la distraeva dal dolore», dissi.«Era quello che lei voleva».«Era questo che volevi? Scrivere due libri firmandoli col suo nome?».«Stai montando un grosso casino su una cosuccia da niente, Alex.Lei è morta da venticinque anni.E oltretutto, io le volevo bene.Lo feci per lei».«E quei libri si trovano ancora in ogni biblioteca d'America», disse lui.«E Martedì grasso di sangue viene mandato a tarda notte in televisione, da qualche parte, probabilmente una volta alla settimana».«Oh, Alex, dai.Che c'entra questo con.».«No, è proprio questo il punto, Jeremy, e tu lo sai.Tu per amor suo non ne parleresti mai.Quella sua biografia, come si intitolava? La lessi anni fa, e di questo neanche un cenno».«Robaccia per la massa».«Certo.Ma ti voglio dire qual è in tutto questo la vera tragedia.Che quella sarebbe più o meno la migliore storia che si potrebbe raccontare su tua madre.Che quella è forse la sola storia di tutta la sua vita di cui valga la pena di parlare».«Be', e non è questo che sto dicendo?», dissi, voltandomi e guardandolo in cagnesco.«È quello che sto cercando di dirti, Alex.La verità sta proprio lì, maledizione: nelle cose che vale la pena dire».«Sei una sagoma, lo sai? Guarda la strada».«Certo, ma questo è il mio dannato punto di vista», ribadii.«La verità è merce», urlai.Stavamo incrociando il passo carraio dello Stanford Court e mi sentivo sollevato dal fatto che eravamo quasi arrivati.Ero spaventato e depresso.In quel momento avrei voluto essere a casa.O andare in cerca di Belinda.O sbronzarmi di brutto con Alex al bar.Fermai la macchina.Alex rimase seduto al suo posto.Poi premette sull'accendino del cruscotto e tirò fuori una sigaretta.«Ti voglio bene, sai», disse.«Cazzo.Dopo tutto, chi se ne frega di quella storia? Raccontala pure».Ma sentii una piccola fitta dentro, quando lo dissi.Il segreto di mia madre.Il maledetto segreto di mia madre.«Quei ragazzini ti mantengono giovane e innocente».«Oh, che stronzata», dissi.Risi, ma fu terribile [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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